lunedì 10 novembre 2008

Favola Antica: Niglu

Capitolo 11 - NIGLU

Alle figlie di An e Ammu nacquero dei figli. Il primo fu quello di Nal e Turka, che erano di Falco di Luna. Quindi Falco di Luna è la prima fra le Tribù, e le altre Tribù sono bugiarde a dire che il primo figlio nacque fra loro. Loro sono venute dopo.

E i figli dei figli crebbero e diventarono uomini e donne, e scelsero i propri compagni secondo l'usan­za decisa al Fiume Talvolta, e anche a loro nacque­ro dei figli. Così ebbero origine le Tribù.

Allora Da e Datta dissero: «Questo non è bene. Voi avete compagni e figli. Avete dieci e dieci bocche, e dieci e dieci stomaci. Cacciate tutta la selvaggina e cogliete tutte le noci ed estraete tutte le radici. Quando arriviamo noi non ce ne sono più. Ci siete voi otto Tribù, e poi ci siamo noi, Da e Datta. Fa nove in tutto. Noi siamo venuti in questi Posti. Abbiamo diviso tutto quanto in nove, le creature e le bacche e le radici. Continuiamo a fare così. In que­sto modo, anche noi troviamo la nostra parte».

Gli altri dissero: «Questo non è bene. Voi avete soltanto due bocche e due stomaci. Non potete man-giare tutta quanta la nona parte. I figli dei nostri figli devono forse morire di fame, e voi due avere più di quanto potete mangiare?».

Da e Datta dissero: «Deve essere come abbiamo detto, come voi avete giurato a Odutu sotto la Montagna».

Gli altri erano arrabbiati, ma avevano giurato e quindi acconsentirono.

Ora, la Tribù di Giovane Pipistrello si trovava al Fiume Talvolta,e Niglu era lì. Niglu era la compagna di Dag.

Niglu partorì una bambina e la portò al fiume per lavarla. Ma vi furono tuoni e grande pioggia, e il letto del fiume si colmò e loro furono trascinate via.
Allora Giovane Pipistrello giunse veloce in volo e le sospinse su un banco di fango presso la Gola Di Cui Non Si Dice Il Nome.

Niglu arrivò alla gola e vide un arbusto di garri che era stato spogliato di tutte le bacche, tranne per la parte che era di Datta e Da. E aveva molta fame.

Disse in cuor suo: "Queste sono per Da e per Datta, ma il mio stomaco è vuoto e io lo devo riempire, altrimenti non ho latte per mia figlia".

Così presero la bambina e viaggiarono di notte fi­no alla Roccia di Tarutu, e lì si nascosero. Avevano paura di quello che avevano fatto.

Ma Giovane Pipistrello aveva visto tutto. Aveva strappato dei capelli dalla testa di Niglu e aveva seguito Da e Datta, volando molto silenziosamente. E lungo tutto il percorso appese i capelli ai cespugli e agli alberi che incontrava.

Il giorno seguente Dag, che era il compagno di Niglu, la stava cercando lungo le sponde del Fiume Talvolta e quando giunse alla Gola Di Cui Non Si Dice Il Nome vide il suo corpo steso vicino all'arbusto di garzi. Ma la bambina era sparita. Allora la cercò lungo la gola e arrivò a un albero da cui pendeva un capello, e sul capello c' era sangue. Così capì che era di Niglu.

Poco più avanti ne trovò un altro. Allora seguì il sentiero che Giovane Pipistrello aveva tracciato fi­no alla Roccia di Tarutu. Lì attese, e alla sera vide Da e Datta che venivano a bere alla trappola per la rugiada, e con loro avevano la sua bambina.

Dag si arrabbiò molto, ma loro erano in due e lui era solo, così andò di corsa dalla sua Tribù, che era quella di Giovane Pipistrello, e dalla Tribù di Ral, padre di Niglu, che era quella di Serpente, e disse loro ciò che aveva visto. E tutti insieme si misero in cammino verso la Roccia di Tarutu.

Al mattino Da e Datta scesero a bere alla trappo­la per la rugiada, e le Tribù di Serpente e dì Giova-ne Pipistrello si avvicinarono senza fare rumore e gli si misero dietro le spalle e dissero: «Che cosa avete fatto? Avete ucciso la figlia della nostra Tribù e dovete morire».

Da e Datta dissero: «Ne avevamo il diritto. Lei aveva mangiato le bacche di un arbusto di garri. Quella era la nostra parte. Così avevate giurato a Odutu sotto la Montagna. Come altro si punisce qualcuno che rompe quel giuramento?».

Ma Dag disse: «Avete ucciso la mia compagna per un pugno di bacche. Per questo adesso io vi do la caccia e vi uccido, giuramento o non giuramento».

Così disse anche Ral, il padre di Niglu.

Ma tutti gli altri li trattennero e dissero a Da e a Datta: «Andate lontano e lontano. Questi li teniamo per un giorno e una notte, e un giorno, ancora. Poi li liberiamo, che facciano quello che vogliono».
Da e Datta dissero: «Così sia. Adesso noi torniamo al Primo Posto Buono, dove siamo nati. Lì cacciamo e raccogliamo e ci dimentichiamo di voi».
E così se ne andarono. E anche se Dag e Ral li inseguirono lontano e lontano nel deserto, non li trovarono, e nessuno li vide mai più.
Con l'undicesimo capitolo finisce il nostro racconto, che è stato tratto da un libro di cui non ricordo il titolo e me ne scuso. Qui trovate tutti i precedenti capitoli di questa favola.




Le dune si trasformano con il vento ma il deserto rimane sempre uguale.
(Paulo Coelho)

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Bisogna vivere come si pensa, altrimenti si finirà per pensare a come si è vissuto. (Paul Bourget)

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